martedì 28 maggio 2013
sabato 11 maggio 2013
L'ULTIMA FATICA DI ERCOLE parte 2 - THE LAST LABOUR OF HERCULES part 2
L'ULTIMA FATICA DI ERCOLE parte 2
Camminò per altri, lunghi giorni, all’inseguimento dell’odio. Lo incontrò nelle parole di alcuni ragazzi, che sfottevano un senzatetto, lo avvertì nell’indifferenza dei passanti verso quell’uomo che chiedeva monete, all’angolo della strada.
All’ombra delle guglie del duomo, Ercole s’imbatté, una mattina serena di Aprile, nell’accesa discussione tra un uomo corpulento, dai folti baffoni neri, ed un ragazzo più giovane, di pelle olivastra, alto e magro.
“Perché diavolo non prendi il cammello e torni a casa tua?” gridava l’uomo dai baffi scuri, agitando le braccia. “Venite qui, in Italia, e rubate soldi e lavoro a chi è nato su questa terra.”
“Che problemi hai?” replicò l’altro, in un italiano stentato. “C’è spazio per entrambi qui, mi pare...”
“Certo, come no...E magari, fra qualche giorno, voi fanatici di Maometto ci farete crollare il duomo sulla testa...”
Le grida e l’agitazione dei due uomini attirarono l’attenzione di Ercole. Il dio riuscì a percepire l’odio strisciante in mezzo a loro.
“Che cosa sta succedendo? Perché discutete?” esclamò il Principe della Forza, avvicinandosi ai due.
“Di che cosa t’impicci, tu?” replicò l’uomo baffuto, moderando immediatamente il tono di voce, non appena si accorse della stazza imponente di Ercole.
“Questo idiota pensa che io sia un terrorista,” disse il ragazzo alto. “Se sei musulmano, sei terrorista, per questa gente.”
“Questa gente?” gridò l’altro. “Fino a prova contraria, non siamo noi a farci esplodere e a sgozzare le persone...”
“Ora basta,” intimò Ercole. “Calmatevi entrambi, in nome degli dei.”
Il ragazzo si volse verso il Principe della Forza, con uno sguardo stupito e trasognato, mentre l’uomo con i baffi accennò un sorriso.
“In nome degli dei?” mormorò. “Che strana espressione... Di solito, si dice <in nome di Dio>...”
“Dipende da quale dio invochi, ovviamente,” spiegò Ercole, con naturalezza.
“Esiste un unico Dio,” intervenne il ragazzo magro. “Allah, il creatore di tutto ciò che esiste.”
“Allah...” bofonchiò l’uomo con i baffi. “Il Corano è un libro sanguinario e falso. Dovresti leggere la Bibbia e i Vangeli, invece. Almeno, ti integreresti qua in Italia.”
“Non comprendo le ragioni del vostro litigio,” esclamò Ercole. “Chi sono questi Allah, Bibbia e Vangeli?”
“Da dove vieni tu? Vivi su Marte?” replicò l’uomo con i baffi. “Non credi in Dio? Qual è la tua fede?”
“Mortale, io sono figlio di un dio e sto per diventare dio io stesso. Sono Ercole, e Zeus, il Padre di tutti, mi ha generato e mi ha promesso l’Olimpo.”
I due uomini si guardarono fra loro, stupiti. Quello con i baffi scoppiò in una fragorosa risata e si piegò sulle ginocchia.
“Ma bene,” ridacchiò. “A Milano, non si contano più i pazzoidi. Ora ci mancava lo schizzato con gli dei greci...”
E, così dicendo, si allontanò.
“Tu non hai mai sentito parlare del Profeta?” chiese il ragazzo.
“Stavate litigando per quello in cui credete?” gli replicò Ercole.
“Non solo per quello,” spiegò il giovane. “Ma ci sono persone che uccidono per la loro religione e si fanno guerre in nome della religione.”
“Le mie orecchie stentano a credere alle tue parole. Talvolta, gli dei Olimpi hanno punito i mortali per le loro mancanze, ma non ho mai pensato che gli uomini potessero uccidere altri uomini, solo per far piacere alle loro divinità.”
"Non hai mai guardato un telegiornale, allora. Dovresti fare un giro dalle parti di Gaza.”
"Sto cercando l’odio, ragazzo...” spiegò il dio.
“Beh, laggiù ce n’è parecchio,” replico il giovane, volgendogli le spalle.
***
Ercole avanzò a passi lenti, fra la polvere e
le sterpaglie. Gocce di sudore viscoso gli scivolavano sulle guance, il sole
cocente gli frustrava la schiena e le spalle.
Una decina di cani randagi si contendevano
rabbiosamente un mucchio di stracci, fra le macerie di un villaggio. C’era un
odore indefinito nell’aria calda e immobile, c’era un silenzio che puzzava di
morte.Ercole incrociò una donna dalla pelle raggrinzita che si aggirava, il capo coperto da un velo, fra le sterpaglie, le pietre e le finestre rotte.
“Che cosa è successo qui, donna?”
“Chi sei?” disse lei, con la voce fiera, ma spezzata e roca.
"Sono Ercole, figlio di Zeus.”
"Sei straniero. Sei un soldato? Ah, non importa. Non importa più niente, ormai. I missili hanno distrutto questo posto. Non c’è rimasto più niente... niente che valga la pena di salvare.”
"Per che cosa si combatte?”
"Lo chiedi alla persona sbagliata, straniero. Non so per che cosa combattono. Di qualunque cosa si tratti, so che uccidono nel suo nome.”
"Non avverto paura nella tua voce, donna. La guerra non t’incute alcun timore?”
“Ho perso quanto avevo di più caro,
straniero. Non ho più paura, tantomeno della morte. Sono già morta in questo
momento.”
La donna si girò, sollevò lentamente una
tenda scarlatta ed entrò all’interno di una catapecchia diroccata e dal tetto semidistrutto.
Ercole chinò il capo, per non urtare contro l’architrave, e la seguì.
“Si chiamava Ehab... aveva dodici anni.”
Ercole si avvicinò al corpo disteso sul letto
e, per la prima volta nella sua immortale esistenza, si sentì impotente,
piccolo ed inutile.
Usci all’aperto, soffiava un vento infuocato
ma non era bruciante quanto le lacrime che scendevano dai suoi occhi. Chinò la
testa e strinse i pugni che avevano abbattuto l’Idra e il leone di Nemea, ma
che non gli erano serviti per impedire la morte di un bimbo.
“Mi dispiace per tutto questo, figliolo,”
mormorò una voce lontana, eppure stentorea e potentissima.
Ercole alzò lo sguardo e vide un uomo dalla
folta capigliatura d’argento, avvolto in una tunica nera, avanzare verso di
lui.
“Padre, non riesco a sconfiggere l’odio,” sussurrò
Ercole. “Si nasconde in ogni angolo del mondo, mi sfugge e scivola via dalla
mia presa...”
“Lo so, figlio mio. Considera questa come
un’ultima lezione, prima di ascendere al tuo trono divino sull’Olimpo. La tua
ultima fatica. E’ una lezione di umiltà,” spiegò Zeus, posandogli una mano
sulla spalla. “Ci sono cose che nemmeno un dio dell’Olimpo può sconfiggere. Una
di queste è l’odio fra i mortali.”
“Padre, ho visto giovani sanguinare, vecchi
avvizzire su di un freddo marciapiede e bambini morire fra atroci sofferenze.
E’ stata la mia fatica più grande...”
“Mi dispiace. Era necessario... era
necessario che tu capissi. Sei un dio, Ercole, ma non sei onnipotente. Non puoi
sconfiggere l’odio.”
Zeus sorrise benevolo. “Ed ora, vieni...
raggiungiamo l’Olimpo, dove siederai al mio fianco, fra le altre divinità.”
Ercole afferrò il braccio del Padre degli dei
e lo guardò negli occhi.
“No,” disse. “No, padre, non verrò...”
“Che cosa intendi dire, figliolo... Sei
arrabbiato?”
“Sono arrabbiato, ma non con te, Padre. Con
l’odio... Forse non ho il potere né la forza per eliminarlo dal mondo... ma ho
visto così tanta sofferenza, su questa terra, che voltare le spalle ed
andarmene sarebbe il gesto vile di un codardo.”
“Ercole, non c’è nulla che tu possa fare,
qui...”
“Ti sbagli, padre. Per una volta, anche tu,
Zeus, ti sbagli. Posso fare molto. Posso aiutare queste persone, posso stare al
loro fianco. Forse non riuscirò a migliorare questo mondo, ma non smetterò di
provarci...”
“Ercole, sei un folle...” gridò Zeus.
“Probabilmente sì. Un folle, ma non un
vigliacco. Oggi, Ercole rinuncia ad essere un dio... per dare sostegno a chi ha
perso tutto.”
Le due divinità, padre e figlio, si
guardarono in silenzio per alcuni minuti.
“Credo che anche il Padre degli Dei abbia
imparato qualcosa, oggi...” mormorò Zeus. “Aiuta questi mortali, Ercole... Non
sarai un dio, ma vali cento volte il più potente fra gli dei. Mi hai reso molto
orgoglioso.”
Una nuvola luminosa avvolse il Padre degli
Dei, che iniziò a svanire lentamente.
“Non smettere mai di provarci,” sussurrò,
mentre scompariva verso l’Olimpo.
“Mai...” rispose Ercole.
THE LAST LABOUR OF HERCULES part 2
And yet, every
time Hercules was so close to Hate,
it always run away, avoiding the fight. “Coward,” the god murmured.
Shaded by the
cathedral’s pinnacles and spires, Hercules fortuitously heard the angry dispute
between a portly man, with thick black moustache, and a younger guy,
olive-skinned, tall and thin. It was a shiny morning of April.
“Why in the hell
don’t you jump on your camel and go back home?” the man with the black
moustache screamed, moving his hands. “You
strangers come here in Italy and steal money and job to the people who
are born on this soil.”
“What’s your
problem, man?” the other one replied, in a broken Italian. “There’s space
enough for both you and me, as far as I can see…”
“Yeah, of
course… And, maybe, within a couple of days, you Mohammed fanatics will crush
the cathedral on our heads…”
The yells and
excitement of the two men attracted Hercules’ attention. The God clearly felt
the hate, slithering among them.
“What’s
happening, here? Why are you arguing?” the Prince of Strength asked,
approaching the two men.
“Why are you
interfering?” the bewhiskered man replied, suddenly toning down, as soon as he
noticed the impressive mass of Hercules.
“This idiot
thinks I’m a terrorist,” the tall guy said. “If you’re a Muslim, you’re a
terrorist, for these people.”
“These people?”
the other one shouted. “Until proven otherwise, it’s not us crushing buildings
and slitting people’s throat.”
“Cut it out,
now,” intimated Hercules. “Calm down, both of you, for gods’ sake.”
The young guy
looked at the Prince of Strength with astonished eyes, in the meanwhile the
bewhiskered man cracked a smile.
“For GODS’
sake?” the young guy murmured. “It’s such a strange expression… Usually, people
say for God’s sake...”
“It all depends
on the god you are praying, obviously…” Hercules explained.
“There’s only
one god,” the skinny guy said. “Allah is the creator of everything existing.”
“Allah…” the bewhiskered
man mumbled. “Qur’an is a false and violent book. You should read the Bible and
the Gospels, instead. You will be at least more integrated inside Italian
culture.”
“I don’t
understand the reasons behind your altercation,” Hercules exclaimed. “Who are
these Allah, Bible and Gospels?”
“Where are you
from? Are you coming from Mars?” the man with black moustache replied. “Don’t
you believe in God? Haven’t you got a faith?”
“Mortal, I’m the
son of a god and soon I will be a god too. I’m Hercules, and Zeus, Father of
all, generated me and promised me Olympus itself.”
The two men
looked at each other, both astonished. The bewhiskered one burst out in a
haw-haw and bent on his knees.
“All right,” he
sniggered, “I can’t keep score of fools, here in Milan. We lacked the crazy
dude, who talks ‘bout Greek gods…”
Then, he walked
away, laughing.
“Didn’t you ever
hear about the Prophet?” the guy asked.
“Were you two
just arguing about your beliefs?” Hercules replied.
“Not only that,”
the young man explained. “But, you know, there are people killing for their
creed and making wars in the name of their faith.”
“My ears hardly
believe what you’re saying. Sometimes, Olympian gods punished mortal men for
their faults, but I’ve never thought men could kill other men, just to please
their deities.”
“You’ve never
watched a newscast, then. You should have a walk in the environs of Gaza.
“I’m looking for
Hate, guy…” the god explained.
“Trust me,
you’ll find a lot of hate, down there,” the boy replied, turning his back.
***
Hercules moved
slowly through the dust and the undergrowth. Beads of a pasty sweat dropped
down on his cheeks, the burning sun lashed his back and his shoulders.
A dozen alley
dogs angrily fought for a heap of latters, among the ruins of a small village.
There was an undefined scent in the hot and still air, there was a silence
stinkin’ of death.
Hercules met a wrinkled
woman walking among the undergrowth, the stones and the broken windows. Her
head was covered with a black veil.
“What happened
in this place, woman?”
“Who are you?”
she asked, with a broken, but still dignified, voice.
“I’m Hercules,
son of Zeus.”
“So you’re a
foreigner. Are you a soldier? Ah, it doesn’t matter. Nothing matters anymore.
Missiles destroyed this place. Nothing’s left… nothing ehich is worth to save.”
“What are you
fighting for?”
“You’re
addressing your question to the wrong person. I don’t know what are they
fighting for. Whatever it is, anyway, I know they kill in its name.”
“I don’t feel
any fear in your voice, woman. War doesn’t scare you at all?”
“I lost what I
loved the most, man. I don’t have fear anymore, especially of death. Actually,
I’m already dead.”
The women turned
back, slowly lifted a scarlet tent and entered an hovel in ruins, covered by an
half-devastated roof. Hercules hung his head, not to butt against the transom,
and followed her inside.
“His name was
Ehab… He was twelve years old.”
Hercules
approached the thin body laid on the bed and he felt powerless, small and
useless, for the first time during his immortal life.
He walked out, a
burning wind was blowing, but it wasn’t scorching as the tears falling down
from his eyes. He bent his head and clenched his fists, those fists that killed
the Hydra and the Nemean Lion, but didn’t help him to avoid the death of a
child.
“I sincerely
regret about all of this, son,” a distant, yet powerful voice murmured.
Hercules lifted
up his eyes, while a man with long, silvery hair was walkin’ toward him,
wrapped in a black tunic.
“Father, I can’t
defeat Hate,” Hercules whispered. “It
hides in every spot of this world, it escapes and slips away from my grip…”
“I know it, my
son. Consider this as your last lesson, before you rise to your divine throne,
above in the Olympus. Your last labour. It’s a lesson about humility,” Zeus
explained, placin’ his hand on his son’s shoulder. “There are things that even
an Olympian God cannot defeat. One of these things in hate among men.”
“Father, I saw
young boys bleed, old men slowly fade away on a cold sidewalk and child starve
and die. This last one was my hardest labour…”
“I’m sorry. It
was necessarily... it was necessarily for you to understand. You’re a god, but
you’re not omnipotent. You can’t beat hate.”
Zeus lenient
smiled. “Come with me, now... Let’s reach the Olympus, where you’ll take a sit on
my side, among the other gods.”
Hercules grabbed
Zeus’ arm and looked him in the eyes.
“No,” he said. “I will not come...”
“What do you
mean, son… Are you upset?”
“I’m furious,
but not against you. I’m furious with Hate…
Maybe, I don’t have the power to destroy Hate
from this world… but I’ve seen so much pain now that turnin’ my back and simply
walk away would be the vile choice of a coward.”
“Hercules,
there’s nothing you can do, in this world…”
“You’re wrong,
Father. For one time, even you are wrong, Almighty Zeus. I can do a lot, in
this world. I can help these people, I can stand on their side. Maybe, I will
not make this world a better place, but I won’t stop tryin’…”
“You’re a fool,
Hercules…” Zeus shouted.
“Probably, I am.
A fool, maybe, but not a coward. Today,
Hercules renounces to be a god… to stay here, instead, and give a help to the
ones who lost everything.”
The two gods,
father and son, looked each other for a while, silent.
“I suppose even
the Father of Gods learned something, today…” Zeus whispered. “Help these
mortals, Hercules. You could not be a god, but you worth a thousand times the
strongest of gods. You made me proud of yourself.”
A shiny cloud
embraced the Father of Gods, who started to vanish slowly.
“Never give up
tryin’,” he whispered, while disappearing towards the Olympus.
“Never…”
Hercules replied.
L'ULTIMA FATICA DI ERCOLE parte 1 - THE LAST LABOUR OF HERCULES part 1
L'ULTIMA FATICA DI ERCOLE parte 1
Il Principe della Forza spalancò il portone
dorato del Palazzo di Zeus con la sua enorme mano, scura per il sole, dura per
le tante lotte.
“Figlio mio,” lo accolse il Padre degli Dei.
“Zeus…” mormorò Ercole, chinando il capo.
“No, no… Non devi chinarti di fronte a me,
non è necessario.”
Zeus scese lentamente la scalinata di marmo
azzurro che portava al trono e afferrò entrambe le spalle del figlio.
“Non devi chinarti, perché un padre non
potrebbe essere più orgoglioso di un figlio. Hai dato prova di grande coraggio,
saggezza e prudenza, fra i mortali… ti sei guadagnato un ruolo fra gli Olimpi.”
“Sono morto in modo disonorevole… Ucciso da
un vile inganno, da un trucco…”
Ercole vibrò un pugno nell’aria, quasi per
colpire un avversario invisibile.
“Il disonore non ha colpito te, figlio mio…
L’onta è ricaduta su chi ti ha ignobilmente ingannato. Il centauro Nesso, che
tu hai mortalmente colpito con le tue frecce, ha ingannato tua moglie Deianira…
Prima di morire, le ha consegnato il suo sangue, suggerendole che, se vi avesse
impregnato una tua veste, avrebbe ottenuto il tuo amore eterno e la tua
fedeltà…”
“Non sapevo niente di tutto questo…”
“Deianira era in buona fede… Ti amava molto.
Era convinta che, donandoti una camicia impregnata con il sangue del centauro, avrebbe
creato un legame di amore imperituro fra di voi…”
"Come sono morto esattamente?”
"Il sangue dei centauri è un veleno letale.
Ha inzuppato la tua veste e, non appena l’hai indossata, è penetrato nelle tue
ossa… Ha bruciato la tua carne, i tuoi tendini, ha corroso i tuoi nervi… Hai
sofferto moltissimo…”
"Curioso… non ricordo molto bene i miei
ultimi istanti di vita…”
Ercole si sfregò la barba ispida con la punta
delle dita e volse lo sguardo verso le sontuose volte del palazzo di Zeus, che
mostravano tutte le stelle del cosmo nel loro infinito divenire.
“Che cosa farò, adesso?” chiese.
“Adesso? Figlio mio, adesso sei una divinità
dell’Olimpo a tutti gli effetti. Hai superato le dodici fatiche che ti ha
imposto re Euristeo e, così facendo, hai ottenuto il tuo status divino, come
avevo stabilito. La parola di Zeus è regale e sacra, dopotutto.”
“Sono onorato di sedermi accanto agli dei…”
esclamò Ercole.
"La dea Estia è stata più che lieta di cedere
a te il suo trono. Si trasferirà nel mondo dei mortali, dove vivrà sotto le
mentite spoglie di un’anziana signora, in un rifugio sulle Alpi…”
Zeus si volse e risalì la scalinata verso il
suo scranno scintillante d’oro.
“Prima che tu sieda sul trono olimpio che ti
sei ampiamente meritato, figlio mio…” mormorò, “vorrei chiederti un altro,
piccolo favore…”
“Padre, ho ucciso il leone di Nemea e ho
affrontato gli uccelli velenosi della palude di Stinfalo… Chiedimi di sostenere
qualsiasi altra sfida, ed io la vincerò per te…”
“E’ una prova piuttosto ardua, figlio mio… Sei
il miglior combattente che corpo di donna abbia mai generato, hai la forza di
venti uomini… eppure, quest’ultima fatica potrebbe superare le tue capacità…”
“Stai forse scherzando, divino Zeus? Se
esiste davvero una sfida che potrebbe mettere in difficoltà il Principe della
Forza, allora merito di sostenerla… Niente e nessuno mi spaventa, niente e
nessuno mi ostacolerà. Padre, fidati di me… sono inarrestabile, in cielo come
in terra.”
Zeus si lasciò cadere sul trono saettante di
luce e sorrise.
“Non ho mai dubitato un istante delle tue
capacità, figlio mio. Sono certo che tornerai vittorioso, anche questa volta.”
“Esponimi i termini della sfida, Padre…”
“Potente Ercole, mi sono reso conto che il
mondo dei mortali è, ormai, lacerato da odio, inimicizia e lotte fratricide…”
“Non mi sembra certo una novità, grande Zeus…
I mortali sono in guerra tra loro da secoli…”
“Hai ragione, ma ora questa situazione mi è
venuta a noia… Ercole, vorrei che tu ponessi fine all’odio fra i mortali…
Vorrei che, come tua ultima fatica, tu uccidessi l’odio fra le genti del
mondo…”
“Quello che mi stai chiedendo è impensabile,
Padre… Mio fratello Ares, dio della guerra, non approverebbe.”
Il volto di Zeus si infiammò di collera. Il
cielo sopra di lui si coprì di nuvole scure e s’illuminò di folgori scarlatte.
“Ares è un dio dell’Olimpo e dovrà sottostare
al volere del Padre degli Dei,” gridò Zeus.
Ercole non si scompose.
“Padre,” disse, risoluto, “tornerò sulla
terra e porterò la pace fra i popoli. Nel giro di pochi giorni, l’odio fra i
mortali verrà schiacciato sotto i sandali del potente Ercole…”
“Bravo, il mio ragazzo…” esclamò Zeus e, in
un baleno, Ercole svanì.
***
Piccadilly Circus era affollata di auto e
persone, come ogni sera. Era quasi mezzanotte, quando un omaccione grande e
grosso, salite le scale della metropolitana, sbucò all’aperto, a respirare
l’aria pungente dell’autunno.
Si rese conto che alcune persone, tre ragazze
in particolare, lo fissavano un po’ stupite, un po’ ammirate.
“Dev’essere un culturista,” mormorò un uomo,
alle sue spalle.
“Credo di averlo visto in televisione,” gli
fece eco un altro passante.
Ercole non si curò delle loro parole. Aveva
garantito a Zeus che avrebbe distrutto l’odio fra i mortali e non aveva tempo
per lasciarsi ammirare ed applaudire dalla folla.
Camminò a lungo, pensieroso. La sfida che
Zeus gli aveva lanciato... la sua ultima sfida, prima di accedere all’Olimpo...
gli pareva, ora, più ardua del previsto. Come trovare l’odio nel mondo? Come
distruggerlo, si domandò.
Perso nelle sue congetture, non si rese conto
di aver marciato per ore, fino a giungere tra le ombre di un vicolo
maleodorante, alla periferia di Londra.
Notò un gruppo di ragazzi, alti e magri,
assiepati di fronte all’entrata di un palazzo. Si agitavano, si muovevano come
una schiera di demoni, alzavano i pugni serrati, quasi ritmicamente.
E gridavano. Man mano che Ercole si avvicinò
ai ragazzi, poté udire in maniera distinta le parole che facevano esplodere
nella notte.
“Frocio bastardo!” gridò uno del gruppo.
Inorridendo, Ercole si accorse che c’era un
giovane, accovacciato a terra, circondato dagli altri, sanguinante.
Il dio sgranò gli occhi. Aveva trovato
l’odio, finalmente. E lo avrebbe annientato.
"Animali,” gridò, serrando i pugni. “Bestie!”
Il gruppo di giovani dalla testa rasata si
volse verso l’imponente figura che avanzava verso di loro, a passi risoluti.
“Chi cazzo è?” esclamò un ragazzo pallido,
alle spalle degli altri.
“Non è un bobby,”
replicò un altro. “Non ho mai visto un poliziotto così grosso.”
“Dev’essere un wrestler...”
“Andiamocene, gente... non voglio guai...”
I ragazzi si diedero alla fuga, al massimo
della velocità che le loro gracili gambe consentissero di raggiungere.
“Vigliacchi!” esclamò Ercole. “L’odio fugge
di fronte al Principe della Forza? Non lo consentirò...”
Il dio fece per inseguirli, ma un rantolo
alle sue spalle attirò la sua attenzione. Il ragazzo accovacciato a terra sputò
un fiotto di sangue.
Ercole gli si avvicinò, tendendogli la mano.
“Stai bene?” chiese il dio. “Così tanti
contro uno solo... Vigliacchi.”
Il ragazzo tentò di rialzarsi in piedi,
appoggiandosi al muro di mattoni rossi alle sue spalle.
“Non mi sono rotto niente,” mormorò. “Grazie
di avermi aiutato... Cazzo, hai dei badili al posto delle mani...”
Si passò la manica del giubbotto di jeans
sulla bocca, lasciandovi sopra una striscia scarlatta.
“Perché ti hanno aggredito?” domandò Ercole.
“Non hai sentito quello che mi gridavano
contro? Sono gay... mi hanno aggredito perché sono gay... Succede, talvolta...”
“Mi stai prendendo in giro, ragazzo?” replicò
il dio. “Stai sanguinando, hai un occhio nero e un brutto livido sulla guancia.
Tutto questo solo per il tuo modo di essere? Ci dev’essere dell’altro, devi
aver fatto loro qualche torto...”
“Senti, amico, ti ringrazio di avermi aiutato,
ok? Non ti offendere, quindi, ma ho l’impressione che tu non sappia tanto bene
come gira il mondo. Non conoscevo nemmeno quegli idioti, non ho mai parlato con
nessuno di loro. Sono ragazzi del quartiere, hanno saputo che sono gay e
volevano darmi una lezione. Che razza di torto potrei aver fatto loro? Non sai
quanti stronzi ci sono al mondo, che ti aggrediscono così, senza motivo? Anzi,
in realtà un motivo c’è. Si chiama pregiudizio.”
Il ragazzo si allontanò, malfermo ed
appoggiandosi ai muri,finché si perse, nel buio e nel freddo, sottraendosi agli
occhi di Ercole.
“Pregiudizio...” mormorò il dio. “Cioè,
odio...”
THE LAST LABOUR
OF HERCULES part 1
The Prince of
Strength opened the golden gate of Zeus’ Palace with his huge hand, tanned
because of the sun, hardened because of the many fights.
“Son,” the
Father of Gods received him.
“Zeus...” murmured Hercules, hangin’ his head.
“No, no... You
don’t have to bend in front of me, it’s not necessarily.”
Zeus slowly
descended the blue marble staircase leading to his throne and clung both his
son’s shoulders.
“There’s no need
to bend down, ‘cause a father could not be more proud of his son than me. You
gave solid proofs of courage, wisdom and prudence, among mortals… You earned a
role among Olympians.”
“I died in a
dishonorable way.. Killed by a mean deceit, by a trick…”
Hercules moved
his fist in the air, as if he wanted to hit an invisible enemy.
“Dishonor does
not concern you, son… the shame concerns the one who cowardly deceived you.
Nessus, the Centaur, that you deadly hit with your arrows, deceived your wife,
Deianeira… Before he died, he gave her his blood, suggesting her that, if she
had drenched one of your clothes, she would have earned your endless love and
devotion…”
“I didn’t know
anything, about this…”
“Deianeira was
in good faith… She loved you a lot. She was sure that, giving you a shirt
drenched with the Centaur’s blood, she would have made an undying fidelity bond
among you…”
“How did I
exactly die?”
“The Centaurs’
blood is a lethal poison. It drenched your shirt and, as soon as you wore it,
it soaked your bones… It burned your flesh, your tendons, it eroded your
nerves… You suffered a lot...”
“Strange... I
don’t exactly remember my very last instances of life…”
Hercules dragged
his bristly beard with his fingertips, and turned his glance towards the
sumptuous vaults of Zeus’ Palace, that showed every single star in the universe,
in its eternal becoming.
“What will I do,
now?”
“Now, my son?
Now, you’re one of the Olympians Gods, in every aspect. You passed the Twelve
Labours that King Eurystheus dictated to you and, doing that, you earned the
status of god, as I stated. Zeus’ word is regal and sacrosanct, after all.”
“I’m honored to
sit beside gods…” Hercules said.
“Goddess Hestia
was more than pleased to give you her throne. She will move in the mortals’
world, where she’ll live under false pretences, as an old woman, in a mountain
dew among the Alps…”
Zeus turned
around and went back the stairway toward his golden, shiny throne.
“Before you sit
on the Olympic throne, that you hugely earned, my son…” he murmured, “I’d like
to ask you another, small favour…”
“Father, I slew
the Nemean Lion and I dealt with the Stymphalian venomous Birds… You can ask me
to face any other labour, and I will prevail for you…”
“It’s quite an
hard trial, my son… You’re the best fighter that a woman’s body has ever
generate, you’ve got the strength of twenty men… and yet this last labour could
overcome your skills…”
“Are you maybe
kiddin’ me, Zeus? If there is really one challenge that could hinder me, the
Prince of Strength, then I deserve to face it on… I’m not afraid of anything
and anybody, nothing and nobody can hold me back. Father, trust me... I’m
overwhelming, so in the universe as on earth.”
Zeus flopped
down on his lightning throne and smiled.
“I never doubted
for a while ‘bout your abilities, my son. I’m sure you’ll be back victorious,
even this time.”
“Tell me about
this challenge, Father…”
“Mighty
Hercules, I realized that the mortals’ world is torn by hatred, enmity and
fratricide struggles, by now…”
“These are no
news, Holy Zeus… Mortals are fighting each other all along the centuries…”
“You’re right,
but I’m annoyed of this situation… Hercules, I want you to put an end to hatred
among mortals… I’d like that, as your last labour, you’ll kill hate among
people…”
“What you’re
asking me is simply unthinkable, Father… My brother Ares, God of war, will not
agree…”
Fury inflamed Zeus’
face. The sky above him was covered by dark clouds and enlightened by scarlet
thunderbolts.
“Ares is an
Olympian God and he should submit to the Father of Gods’ will,” Zeus shouted.
Hercules didn’t
lose his calm.
“Father,” he
said, firmly, “I’ll go back on earth and bring peace among people, if this is
your will. Within a few days, Hate
among mortals will be crushed under the Mighty Hercules’ sandals.”
“Excellent, my
boy…” Zeus said, and Hercules vanished in a heartbeat.
***
Piccadilly
Circus was crowded by cars and people, as usual at night. It was almost
midnight, when a big, huge man, after having climbed subway’s stairs, came out
in the open air, the biting, cold air of Autumn.
He noticed some
people, three girls in particular, were looking at him a bit surprised, a bit
curious.
“He should be a
body builder,” a man said, behind him.
“I swear I saw
him on the TV,” another one claimed.
Hercules didn’t
care about their words. He granted Zeus he’d have destroyed Hate among mortals, and he didn’t have
any time to let the crowd admire and cheer for him.
He walked
thoughtful for a long, long time. Zeus’ challenge… his last challenge before he
could reach Olympus… seemed to be harder than he thought, now. How could he
find Hate in the world? How could he
destroy it, he thought.
Lost in his thoughts, he didn’t realize he
marched for hours, ‘till he reached the shadows of a small, smelly alley, in
London’s suburbs.
He saw a group
of tall and skinny boys, gathered in front of a building’s gate. They
floundered, moved as an horde of devils, rose up their fists in rhythm.
And they shouted
out loud. As far as Hercules approached the guys, he could hear distinctively
the words they burst in the night.
“Stupid faggot!”
shouted a guy of the group.
Horrifying,
Hercules realized there was a boy crouched on the sidewalk, surrounded by the
other guys, bleeding.
The god opened
wide his eyes. He found Hate, at
least. And he would have destroyed it.
“Beasts,” he
shouted, preparing his fists. “Beasts!”
The group of
shinheads turned on the large figure rapidly walking towards them.
“Who the hell is
that?” said a pale boy, standing behind the others.
“He’s not a
bobby,” another one replied. “I’ve never seen such a huge policeman.”
“He should be a
wrestler…”
“Let’s break
out, guys… I don’t want any trouble…”
The guys ran
away, as fast as their thin legs could.
“Cowards!” Hercules screamed. “Does Hate
run away, at the sight of the Prince of Strength? I won’t let it do that…”
The god was at
the point to chase them, when his attention was attracted by a wheeze, behind
him.
The boy crouched
on the floor spitted a blood spurt.
Hercules reached
him, stretching his hand.
“Are you all
right?” the god said. “So many guys against one… Cowards.”
The bleeding boy
tried to get on his feet, leaning on the red bricks wall next to him.
“I don’t have
anything broken,” he murmured. “Thanks for your help… Shit, you’ve got stones
instead of hands…”
He rubbed his
mouth with his jacket’s sleeve, leaving a scarlet stripe on it.
"Why did they
assault you?” Hercules asked.
"Didn’t you hear
what they shouted at me? I’m gay… They assaulted me ‘cause I’m gay… It happens,
sometime…”
“Aren’t you
kiddin’ me, boy?” the god replied. “You’re bleeding, you’ve got a black and
blue eye and a bruise on your cheek. All of this, just because of the way you
are? There must be something more, you should have offended them…”
“Listen, man, I
thank you because you helped me, ok? So, don’t take offence now, but it seems
to me you don’t know exactly how this world goes on. I didn’t even know those
idiots, I never spoke to anybody of them. They’re just neighborhood guys, they
got the news I’m gay and they wanted to teach me a lesson. How could I aggrieve
them? Don’t you know how many assholes live in this world, assaulting you
without reasons at all? Actually, there is a reason, you know? It is called
prejudice.”
The boy moved
away, limp, leaning on the walls, until he disappeared in the dark and the
shadows, vanishing from Hercules’ eyes.
“Prejudice…” the
god murmured. “That means Hate…”
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