L'ULTIMA FATICA DI ERCOLE parte 2
Camminò per altri, lunghi giorni, all’inseguimento dell’odio. Lo incontrò nelle parole di alcuni ragazzi, che sfottevano un senzatetto, lo avvertì nell’indifferenza dei passanti verso quell’uomo che chiedeva monete, all’angolo della strada.
All’ombra delle guglie del duomo, Ercole s’imbatté, una mattina serena di Aprile, nell’accesa discussione tra un uomo corpulento, dai folti baffoni neri, ed un ragazzo più giovane, di pelle olivastra, alto e magro.
“Perché diavolo non prendi il cammello e torni a casa tua?” gridava l’uomo dai baffi scuri, agitando le braccia. “Venite qui, in Italia, e rubate soldi e lavoro a chi è nato su questa terra.”
“Che problemi hai?” replicò l’altro, in un italiano stentato. “C’è spazio per entrambi qui, mi pare...”
“Certo, come no...E magari, fra qualche giorno, voi fanatici di Maometto ci farete crollare il duomo sulla testa...”
Le grida e l’agitazione dei due uomini attirarono l’attenzione di Ercole. Il dio riuscì a percepire l’odio strisciante in mezzo a loro.
“Che cosa sta succedendo? Perché discutete?” esclamò il Principe della Forza, avvicinandosi ai due.
“Di che cosa t’impicci, tu?” replicò l’uomo baffuto, moderando immediatamente il tono di voce, non appena si accorse della stazza imponente di Ercole.
“Questo idiota pensa che io sia un terrorista,” disse il ragazzo alto. “Se sei musulmano, sei terrorista, per questa gente.”
“Questa gente?” gridò l’altro. “Fino a prova contraria, non siamo noi a farci esplodere e a sgozzare le persone...”
“Ora basta,” intimò Ercole. “Calmatevi entrambi, in nome degli dei.”
Il ragazzo si volse verso il Principe della Forza, con uno sguardo stupito e trasognato, mentre l’uomo con i baffi accennò un sorriso.
“In nome degli dei?” mormorò. “Che strana espressione... Di solito, si dice <in nome di Dio>...”
“Dipende da quale dio invochi, ovviamente,” spiegò Ercole, con naturalezza.
“Esiste un unico Dio,” intervenne il ragazzo magro. “Allah, il creatore di tutto ciò che esiste.”
“Allah...” bofonchiò l’uomo con i baffi. “Il Corano è un libro sanguinario e falso. Dovresti leggere la Bibbia e i Vangeli, invece. Almeno, ti integreresti qua in Italia.”
“Non comprendo le ragioni del vostro litigio,” esclamò Ercole. “Chi sono questi Allah, Bibbia e Vangeli?”
“Da dove vieni tu? Vivi su Marte?” replicò l’uomo con i baffi. “Non credi in Dio? Qual è la tua fede?”
“Mortale, io sono figlio di un dio e sto per diventare dio io stesso. Sono Ercole, e Zeus, il Padre di tutti, mi ha generato e mi ha promesso l’Olimpo.”
I due uomini si guardarono fra loro, stupiti. Quello con i baffi scoppiò in una fragorosa risata e si piegò sulle ginocchia.
“Ma bene,” ridacchiò. “A Milano, non si contano più i pazzoidi. Ora ci mancava lo schizzato con gli dei greci...”
E, così dicendo, si allontanò.
“Tu non hai mai sentito parlare del Profeta?” chiese il ragazzo.
“Stavate litigando per quello in cui credete?” gli replicò Ercole.
“Non solo per quello,” spiegò il giovane. “Ma ci sono persone che uccidono per la loro religione e si fanno guerre in nome della religione.”
“Le mie orecchie stentano a credere alle tue parole. Talvolta, gli dei Olimpi hanno punito i mortali per le loro mancanze, ma non ho mai pensato che gli uomini potessero uccidere altri uomini, solo per far piacere alle loro divinità.”
"Non hai mai guardato un telegiornale, allora. Dovresti fare un giro dalle parti di Gaza.”
"Sto cercando l’odio, ragazzo...” spiegò il dio.
“Beh, laggiù ce n’è parecchio,” replico il giovane, volgendogli le spalle.
***
Ercole avanzò a passi lenti, fra la polvere e
le sterpaglie. Gocce di sudore viscoso gli scivolavano sulle guance, il sole
cocente gli frustrava la schiena e le spalle.
Una decina di cani randagi si contendevano
rabbiosamente un mucchio di stracci, fra le macerie di un villaggio. C’era un
odore indefinito nell’aria calda e immobile, c’era un silenzio che puzzava di
morte.Ercole incrociò una donna dalla pelle raggrinzita che si aggirava, il capo coperto da un velo, fra le sterpaglie, le pietre e le finestre rotte.
“Che cosa è successo qui, donna?”
“Chi sei?” disse lei, con la voce fiera, ma spezzata e roca.
"Sono Ercole, figlio di Zeus.”
"Sei straniero. Sei un soldato? Ah, non importa. Non importa più niente, ormai. I missili hanno distrutto questo posto. Non c’è rimasto più niente... niente che valga la pena di salvare.”
"Per che cosa si combatte?”
"Lo chiedi alla persona sbagliata, straniero. Non so per che cosa combattono. Di qualunque cosa si tratti, so che uccidono nel suo nome.”
"Non avverto paura nella tua voce, donna. La guerra non t’incute alcun timore?”
“Ho perso quanto avevo di più caro,
straniero. Non ho più paura, tantomeno della morte. Sono già morta in questo
momento.”
La donna si girò, sollevò lentamente una
tenda scarlatta ed entrò all’interno di una catapecchia diroccata e dal tetto semidistrutto.
Ercole chinò il capo, per non urtare contro l’architrave, e la seguì.
“Si chiamava Ehab... aveva dodici anni.”
Ercole si avvicinò al corpo disteso sul letto
e, per la prima volta nella sua immortale esistenza, si sentì impotente,
piccolo ed inutile.
Usci all’aperto, soffiava un vento infuocato
ma non era bruciante quanto le lacrime che scendevano dai suoi occhi. Chinò la
testa e strinse i pugni che avevano abbattuto l’Idra e il leone di Nemea, ma
che non gli erano serviti per impedire la morte di un bimbo.
“Mi dispiace per tutto questo, figliolo,”
mormorò una voce lontana, eppure stentorea e potentissima.
Ercole alzò lo sguardo e vide un uomo dalla
folta capigliatura d’argento, avvolto in una tunica nera, avanzare verso di
lui.
“Padre, non riesco a sconfiggere l’odio,” sussurrò
Ercole. “Si nasconde in ogni angolo del mondo, mi sfugge e scivola via dalla
mia presa...”
“Lo so, figlio mio. Considera questa come
un’ultima lezione, prima di ascendere al tuo trono divino sull’Olimpo. La tua
ultima fatica. E’ una lezione di umiltà,” spiegò Zeus, posandogli una mano
sulla spalla. “Ci sono cose che nemmeno un dio dell’Olimpo può sconfiggere. Una
di queste è l’odio fra i mortali.”
“Padre, ho visto giovani sanguinare, vecchi
avvizzire su di un freddo marciapiede e bambini morire fra atroci sofferenze.
E’ stata la mia fatica più grande...”
“Mi dispiace. Era necessario... era
necessario che tu capissi. Sei un dio, Ercole, ma non sei onnipotente. Non puoi
sconfiggere l’odio.”
Zeus sorrise benevolo. “Ed ora, vieni...
raggiungiamo l’Olimpo, dove siederai al mio fianco, fra le altre divinità.”
Ercole afferrò il braccio del Padre degli dei
e lo guardò negli occhi.
“No,” disse. “No, padre, non verrò...”
“Che cosa intendi dire, figliolo... Sei
arrabbiato?”
“Sono arrabbiato, ma non con te, Padre. Con
l’odio... Forse non ho il potere né la forza per eliminarlo dal mondo... ma ho
visto così tanta sofferenza, su questa terra, che voltare le spalle ed
andarmene sarebbe il gesto vile di un codardo.”
“Ercole, non c’è nulla che tu possa fare,
qui...”
“Ti sbagli, padre. Per una volta, anche tu,
Zeus, ti sbagli. Posso fare molto. Posso aiutare queste persone, posso stare al
loro fianco. Forse non riuscirò a migliorare questo mondo, ma non smetterò di
provarci...”
“Ercole, sei un folle...” gridò Zeus.
“Probabilmente sì. Un folle, ma non un
vigliacco. Oggi, Ercole rinuncia ad essere un dio... per dare sostegno a chi ha
perso tutto.”
Le due divinità, padre e figlio, si
guardarono in silenzio per alcuni minuti.
“Credo che anche il Padre degli Dei abbia
imparato qualcosa, oggi...” mormorò Zeus. “Aiuta questi mortali, Ercole... Non
sarai un dio, ma vali cento volte il più potente fra gli dei. Mi hai reso molto
orgoglioso.”
Una nuvola luminosa avvolse il Padre degli
Dei, che iniziò a svanire lentamente.
“Non smettere mai di provarci,” sussurrò,
mentre scompariva verso l’Olimpo.
“Mai...” rispose Ercole.
THE LAST LABOUR OF HERCULES part 2
And yet, every
time Hercules was so close to Hate,
it always run away, avoiding the fight. “Coward,” the god murmured.
Shaded by the
cathedral’s pinnacles and spires, Hercules fortuitously heard the angry dispute
between a portly man, with thick black moustache, and a younger guy,
olive-skinned, tall and thin. It was a shiny morning of April.
“Why in the hell
don’t you jump on your camel and go back home?” the man with the black
moustache screamed, moving his hands. “You
strangers come here in Italy and steal money and job to the people who
are born on this soil.”
“What’s your
problem, man?” the other one replied, in a broken Italian. “There’s space
enough for both you and me, as far as I can see…”
“Yeah, of
course… And, maybe, within a couple of days, you Mohammed fanatics will crush
the cathedral on our heads…”
The yells and
excitement of the two men attracted Hercules’ attention. The God clearly felt
the hate, slithering among them.
“What’s
happening, here? Why are you arguing?” the Prince of Strength asked,
approaching the two men.
“Why are you
interfering?” the bewhiskered man replied, suddenly toning down, as soon as he
noticed the impressive mass of Hercules.
“This idiot
thinks I’m a terrorist,” the tall guy said. “If you’re a Muslim, you’re a
terrorist, for these people.”
“These people?”
the other one shouted. “Until proven otherwise, it’s not us crushing buildings
and slitting people’s throat.”
“Cut it out,
now,” intimated Hercules. “Calm down, both of you, for gods’ sake.”
The young guy
looked at the Prince of Strength with astonished eyes, in the meanwhile the
bewhiskered man cracked a smile.
“For GODS’
sake?” the young guy murmured. “It’s such a strange expression… Usually, people
say for God’s sake...”
“It all depends
on the god you are praying, obviously…” Hercules explained.
“There’s only
one god,” the skinny guy said. “Allah is the creator of everything existing.”
“Allah…” the bewhiskered
man mumbled. “Qur’an is a false and violent book. You should read the Bible and
the Gospels, instead. You will be at least more integrated inside Italian
culture.”
“I don’t
understand the reasons behind your altercation,” Hercules exclaimed. “Who are
these Allah, Bible and Gospels?”
“Where are you
from? Are you coming from Mars?” the man with black moustache replied. “Don’t
you believe in God? Haven’t you got a faith?”
“Mortal, I’m the
son of a god and soon I will be a god too. I’m Hercules, and Zeus, Father of
all, generated me and promised me Olympus itself.”
The two men
looked at each other, both astonished. The bewhiskered one burst out in a
haw-haw and bent on his knees.
“All right,” he
sniggered, “I can’t keep score of fools, here in Milan. We lacked the crazy
dude, who talks ‘bout Greek gods…”
Then, he walked
away, laughing.
“Didn’t you ever
hear about the Prophet?” the guy asked.
“Were you two
just arguing about your beliefs?” Hercules replied.
“Not only that,”
the young man explained. “But, you know, there are people killing for their
creed and making wars in the name of their faith.”
“My ears hardly
believe what you’re saying. Sometimes, Olympian gods punished mortal men for
their faults, but I’ve never thought men could kill other men, just to please
their deities.”
“You’ve never
watched a newscast, then. You should have a walk in the environs of Gaza.
“I’m looking for
Hate, guy…” the god explained.
“Trust me,
you’ll find a lot of hate, down there,” the boy replied, turning his back.
***
Hercules moved
slowly through the dust and the undergrowth. Beads of a pasty sweat dropped
down on his cheeks, the burning sun lashed his back and his shoulders.
A dozen alley
dogs angrily fought for a heap of latters, among the ruins of a small village.
There was an undefined scent in the hot and still air, there was a silence
stinkin’ of death.
Hercules met a wrinkled
woman walking among the undergrowth, the stones and the broken windows. Her
head was covered with a black veil.
“What happened
in this place, woman?”
“Who are you?”
she asked, with a broken, but still dignified, voice.
“I’m Hercules,
son of Zeus.”
“So you’re a
foreigner. Are you a soldier? Ah, it doesn’t matter. Nothing matters anymore.
Missiles destroyed this place. Nothing’s left… nothing ehich is worth to save.”
“What are you
fighting for?”
“You’re
addressing your question to the wrong person. I don’t know what are they
fighting for. Whatever it is, anyway, I know they kill in its name.”
“I don’t feel
any fear in your voice, woman. War doesn’t scare you at all?”
“I lost what I
loved the most, man. I don’t have fear anymore, especially of death. Actually,
I’m already dead.”
The women turned
back, slowly lifted a scarlet tent and entered an hovel in ruins, covered by an
half-devastated roof. Hercules hung his head, not to butt against the transom,
and followed her inside.
“His name was
Ehab… He was twelve years old.”
Hercules
approached the thin body laid on the bed and he felt powerless, small and
useless, for the first time during his immortal life.
He walked out, a
burning wind was blowing, but it wasn’t scorching as the tears falling down
from his eyes. He bent his head and clenched his fists, those fists that killed
the Hydra and the Nemean Lion, but didn’t help him to avoid the death of a
child.
“I sincerely
regret about all of this, son,” a distant, yet powerful voice murmured.
Hercules lifted
up his eyes, while a man with long, silvery hair was walkin’ toward him,
wrapped in a black tunic.
“Father, I can’t
defeat Hate,” Hercules whispered. “It
hides in every spot of this world, it escapes and slips away from my grip…”
“I know it, my
son. Consider this as your last lesson, before you rise to your divine throne,
above in the Olympus. Your last labour. It’s a lesson about humility,” Zeus
explained, placin’ his hand on his son’s shoulder. “There are things that even
an Olympian God cannot defeat. One of these things in hate among men.”
“Father, I saw
young boys bleed, old men slowly fade away on a cold sidewalk and child starve
and die. This last one was my hardest labour…”
“I’m sorry. It
was necessarily... it was necessarily for you to understand. You’re a god, but
you’re not omnipotent. You can’t beat hate.”
Zeus lenient
smiled. “Come with me, now... Let’s reach the Olympus, where you’ll take a sit on
my side, among the other gods.”
Hercules grabbed
Zeus’ arm and looked him in the eyes.
“No,” he said. “I will not come...”
“What do you
mean, son… Are you upset?”
“I’m furious,
but not against you. I’m furious with Hate…
Maybe, I don’t have the power to destroy Hate
from this world… but I’ve seen so much pain now that turnin’ my back and simply
walk away would be the vile choice of a coward.”
“Hercules,
there’s nothing you can do, in this world…”
“You’re wrong,
Father. For one time, even you are wrong, Almighty Zeus. I can do a lot, in
this world. I can help these people, I can stand on their side. Maybe, I will
not make this world a better place, but I won’t stop tryin’…”
“You’re a fool,
Hercules…” Zeus shouted.
“Probably, I am.
A fool, maybe, but not a coward. Today,
Hercules renounces to be a god… to stay here, instead, and give a help to the
ones who lost everything.”
The two gods,
father and son, looked each other for a while, silent.
“I suppose even
the Father of Gods learned something, today…” Zeus whispered. “Help these
mortals, Hercules. You could not be a god, but you worth a thousand times the
strongest of gods. You made me proud of yourself.”
A shiny cloud
embraced the Father of Gods, who started to vanish slowly.
“Never give up
tryin’,” he whispered, while disappearing towards the Olympus.
“Never…”
Hercules replied.
Nessun commento:
Posta un commento